Fra le iniziative del 2015 segnaliamo che il Collegio e l’Associazione Alunni hanno voluto ricordare a cent’anni di distanza l’esperienza bellica dei giovani ghisleriani di allora, prima con una mostra documentaria tenutasi in maggio presso il Salone San Pio e adesso con un volume che raccoglie materiali emersi dagli Archivi del Collegio. Entrambe le iniziative sono state curate dall’alunna Giulia Delogu. Ecco un estratto dalla prefazione del Rettore del Collegio, prof. Andrea Belvedere.
Nel maggio del 1915 gli alunni lasciarono il Collegio, per la maggior parte diretti alle scuole militari dalle quali sarebbero usciti come ufficiali. Fu la prima tappa di quella trasformazione che da studenti li avrebbe resi soldati. La storia che è emersa è quella di una dolorosa formazione che, come disse Palmiro Gallazzi cercando di sdrammatizzare la gravità di quei momenti, porta le ‘matricole’ a diventare ‘perfetti soldatini’.
Il punto di vista con il quale le vicende della guerra sono state ricostruite è quello di chi le ha vissute in prima persona. Sono le lettere e le cartoline – vergate in bella calligrafia o a fatica sotto i bombardamenti – che gli alunni scrivevano al loro ‘amato maestro’, il Rettore Pietro Ciapessoni, che formano il nucleo del racconto, spaziando dall’entusiasmo iniziale alla progressiva disillusione, dalla nostalgia per gli studi ed il Collegio allo strazio per la morte dei compagni.
È proprio grazie al continuo sostegno di Ciapessoni che gli alunni-militari, pur dislocati su tutti i fronti, da quello orientale alle colonie d’Africa, poterono continuare a sentire ‘così forte il vincolo di fraternità che li aveva uniti in Ghislieri’. Nonostante la distanza e benché l’edificio stesso del Collegio fosse stato adibito ad ospedale militare, la ‘comunione di vita’ provata dai ghisleriani non cessò mai di esistere, alimentata costantemente da quel patrimonio umano e di relazioni che, ora come allora, rappresenta la ricchezza più grande del Ghislieri.